Teatro Garage
Date:
Venerdì 15, Sabato 16 Gennaio
Orari inizio spettacolo:
21:00
per informazioni e prenotazioni:
Teatro Garage
010 510731
La storia
Un anziano professore riceve a casa propria un’allieva per una lezione privata.
Con loro solo la governante, presenza inquietante che appare in scena ogni tanto per invitare il professore alla calma e mandargli oscuri avvertimenti.
Quali pericoli si nascondono dietro la situazione, apparentemente banale e tranquilla?
Il professore dapprima timido e intimorito dalla giovinezza e dalla determinazione dell’alunna, nel corso del tempo acquista via via sicurezza, diviene aggressivo, violento.
L’alunna invece si chiude progressivamente in un doloroso mutismo, afflitta da un improvviso e incalzante male ai denti.
E la lezione, lentamente e inesorabilmente, scivola verso un finale che si tinge di dramma.
Lo spettacolo
Il professore, la sua governante e la giovane alunna sono i protagonisti di una lotta senza esclusione di colpi che si svolge in un banalissimo interno piccolo borghese.
L’arma con cui si combatte è il linguaggio.
Il linguaggio di Ionesco è uno strumento di potere, anzi, è il potere stesso nell’atto di essere esercitato: non è mai “neutro”, suggerisce costantemente assonanze allarmanti, manda bagliori di morte. “La lezione” è un perfetto meccanismo a orologeria circolare dove tutto ciò che dovrà accadere è già accaduto, le conseguenze sono già scritte nelle premesse e il destino giunge infine implacabile come in una tragedia greca.
Ma non c’è un senso superiore a riscattare tutto, non è possibile nessuna etica: la mancanza di “un significato” allude anzi a significati “altri, inespressi, inquietanti.
E il finale non consola, perché non chiude in realtà nulla: i personaggi sono già di nuovo in campo, pronti per un nuovo combattimento mortale.
L’autore
Eugéne Ionesco (drammaturgo franco-rumeno, 1909-1984) è stato uno dei padri fondatori del cosiddetto Teatro dell’Assurdo, nell’ambito del quale la sua produzione si caratterizza per una particolare attenzione al senso (o al non-senso) del linguaggio, alla violenza dei rapporti sociali, alla morte e a un umorismo spietato e talvolta macabro.
Tra le sue opere più note, vale la pena di ricordare “La cantatrice calva”, che lo consacrò (pur fra mille polemiche) nel 1950 autore di riferimento del teatro contemporaneo.